sabato 30 gennaio 2016

Codex Gilgamesh di Uberto Ceretoli

Codex Gilgamesh di Uberto Ceretoli, edito ad Dunwich Edizioni nel 2013, libro che mi viene spontaneo etichettare come un'estrema figata. E volendo potrei anche chiuderla qui.
Immagino abbiate presente quanto e più di me cosa si intenda per “steampunk”. In un'ambientazione storica, solitamente vittoriana, si immagina uno sviluppo tecnologico assurdamente evoluto e a mio dire coreografico, e ci si destreggia nell'immaginare in che modo scienza e storia interagiscono in dato contesto. Arti meccanici e cappelli a cilindro, diciamo.
Ecco, questo è un libro steampunk, genere di cui sono colpevolmente ignorante. Ma passiamo alla trama.
Siamo nel 1890 e c'è Victor von Frankenstein che, col suo fidato assistente Jack, uno schizofrenico che si trasforma in serial killer quando indossa una maschera da pipistrello, depreda antichi cadaveri per riportarne in vita i proprietari. E riporta in vita Da Vinci, così come ha riportato in vita Cleopatra, per farne i suoi collaboratori per un piano più ampio. E già qui potrei aver detto abbastanza.
Ma no, c'è Eudora, espertissima cacciatrice di Sua Maestà, che ha un conto in sospeso con Frankenstein e che è incaricata di catturarlo.
E poi c'è Kentigern, rampollo di un ramo cadetto della famiglia Gordon, nobiltà scozzese, che vorrebbe studiare archeologia e dimostrare che i micenei erano vichinghi, e invece l'ostinato padre obbliga a studiare ingegneria per poter ridare lustro al nome della famiglia, poiché l'archeologia è una scienza nuova e ancora poco rispettata, mentre l'ingegneria è una materia “vera”.
E c'è una spedizione archeologica capitanata da Sir Loftus, e in qualche modo, per ovvi motivi che non sto a spiegare, la storia si ripiegherà lì, con tutti i suoi personaggi. E tralasciando le trovate scientifico-meccaniche, che ce ne sono certe di veramente ganze, e tralasciando l'ambientazione vittoriano-steampunk che rende davvero bene, i personaggi sono la parte migliore del libro. Un po' perché hanno tutti un loro senso, sono ben caratterizzati, sono coerenti con se stessi. Da Frankenstein a Eudora, da Jack a Kentigern. Perfino da Leonardo a Cleopatra. Ma non è “solo” questo, è che alcuni di loro sono personaggi con cui è fantastico intrattenersi letterariamente, perché sono estremamente interessanti e non vedi l'ora di vederli fare qualsiasi cosa, riuscirebbero a entusiasmarti anche quando vanno, chessò, a prendersi un gelato, o a comprarsi un cappello. Sono ganzi, e non semplicemente per fare simpatia o in modo strumentale alla trama. Sono ganzi e basta. Sto togliendo spazio alla storia, me ne rendo conto, ma giuro che è una storia davvero ben congegnata, che si prende sul serio. E ci sono degli interrogativi gestiti alla perfezione, con un paio di piste sbagliate che si prendono alla leggera, e poi PEM.

Non posso fare a meno di consigliarlo violentemente. Di brutto.

Nessun commento:

Posta un commento