sabato 30 gennaio 2016

Le stanze buie di Francesca Diotallevi

Le stanze buie di Francesca Diotallevi, edito da Mursia nel 2013.
La storia inizia con il protagonista, Vittorio, che nel 1904, si reca a una vendita all'asta dei beni di una famiglia per la quale ha lavorato quando era ancora un giovane e promettente maggiordomo. Ora, anziano e un po' claudicante, si ritrova a comprare per una cifra esorbitante un carillon e a straziarsi di ricordi fin dal tragitto in macchina che lo riporterà nella casa in cui presa servizio.
Da qui in poi sarà soprattutto una retrospettiva, sempre in prima persona, delle vicende che l'hanno portato in quella casa, quella del conte Amedeo Flores, dalla moglie Lucilla e dall'adorabile figlioletta Nora. Vittorio è stato richiamato come maggiordomo in quella casa per tenere fede al testamento dello zio, che pur non avendolo mai incontrato prima, lo ha sempre mantenuto agli studi, aiutando la madre, sua sorella, mandandole dei soldi ogni mese.
La casa del conte Flores è silenziosa, lugubre, spenta. I servitori sono pochi e malamente amministrati. Vittorio è un perfezionista, un orgogliosissimo pignolo che cerca sin dall'inizio di mettere in riga tutti gli altri, un altezzoso maggiordomo fedele ai suoi saldi principi. Un tipo freddo, scostante, razionale. Però quella casa gli impedisce di essere razionale fino in fondo. Ci sono strani rumori di notte, il campanello di una stanza vuota che suona la notte, nonostante sia disabitata da anni e sempre chiusa a chiave. Apparizioni e scricchiolii, misteri, domande...
Uno degli aspetti più affascinanti di questo libro è l'atmosfera. Quel profumo grigio e nebbioso, quell'aria piacevole e inquietante da romanzo gotico inglese... è straordinario il modo in cui l'autrice è riuscita a riprodurla. E poi i personaggi, la loro fedeltà a se stessi e alla propria caratterizzazione. I piccoli gesti che si ripetono, che li descrivono senza ridondanza...
Un romanzo che non sembra figlio di questo tempo, che ha in sé il ritmo e la voce di un classico. Intenso, pregno, eppure così ben dosato.
Di quelli che si consigliano da soli.


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