mercoledì 14 settembre 2016

Concorso Transilvania - I Vincitori



Dopo una lunga attesa, l'Augusta Giuria ha selezionato i tre vincitori della Prima Edizione del Concorso Transilvania, che riceveranno un buono da quindici euro da spendersi nella libreria Miskatonic University di Reggio Emilia e, insieme agli altri finalisti, compariranno nell'antologia che verrà pubblicata sul blog del Transilvania Project.
Il Concorso Transilvania è alla sua prima edizione; è nato da poco, è meno che infante, eppure guardando ai racconti di coloro che hanno deciso di partecipare non posso fare a meno di sentire un moto di orgoglio. Non tanto per la quantità dei racconti ricevuti – che comunque per una prima edizione è stata sorprendentemente alta – quanto per la qualità delle opere, per l'evidente impegno che è stato profuso nella loro stesura.
Prima di proclamare i tre vincitori del Concorso Transilvania voglio quindi prendermi due righe per ringraziare tutti i partecipanti, a prescindere dal risultato che hanno ottenuto. Soprattutto vorrei fare i miei più sentiti complimenti ai finalisti, che ci hanno sorpresi con la qualità e l'originalità delle loro opere. Vi renderete conto, quando l'antologia verrà pubblicata, di quanto sia stata agguerrita la selezione.
Ma bando alle ciance, i tre racconti vincitori sono:

Lamia di Federica Leonardi

Storia di un accendino di Luca Terlizzi

Transilvania Express di Zeno Saracino

Congratulazioni ai tre sul podio; trattasi di tre racconti veramente originali, appassionanti e incredibilmente riusciti. Leggerli e valutarli è stato un incarico svolto nel più totale divertimento. Sarete d'accordo con me quando avrete modo di testare personalmente.


Infine ringrazio, com'è giusto che sia, i membri della giuria che si sono prestati ad affiancarmi nella valutazione delle opere. I lit-blogger Camilla Pelizzoli di Bibliomania, Marco Stabile di Il pozzo e lo straniero, Irene Daino di LibrAngolo Acuto. I due eccelsi librai della Miskatonic University, Andrea e Giulia. Due eccellenze dell'urban-fantasy italiano, Aislinn e Luca Tarenzi. Grazie per il tempo e la dedizione spesi nel progetto, nonostante il lavoro e gli impegni personali.

Grazie a chi ha seguito le vicende di questo Concorso.

È stata una bella avventura – e non è ancora finita.

venerdì 9 settembre 2016

Due parole su Stranger Things

Netflix è approdato in Italia da neanche un anno, e già le sue serie originali sono diventate una garanzia. Da Orange is the new black al nuovissimo The Get Down, passando per le serie animate con alto tasso di nichilismo quali Archer e Bojack Horseman.
Negli ultimi tempi si è parlato molto di Stranger Things. Una nuova serie che però è anche vecchia, e infatti molti si sono chiesti se si trattasse di un recupero, di un reboot o di una serie nuova.
Ideata da Matt e Ross Duffer, Stranger Things è una serie di otto episodi – rinnovata per una seconda stagione – ambientata nell'Indiana degli anni '80, tra la fantascienza e l'horror, che narra le vicende di un gruppo di persone impegnate nella ricerca di un bambino scomparso. I suoi amici e compagni di D&D, la madre, il fratello, un poliziotto solerte, la sorella dell'amico che si unisce alla quest per altri motivi.
Di Stranger Things si è scritto e detto troppo perché si possa aggiungere qualcosa. Ci sono un sacco di ragioni per lodarla e altrettante per guardarla. Senza stare troppo a girarci intorno, ne elencherò brevemente alcune.
  1. Dipinge perfettamente gli anni '80, senza ostentarne i simboli ma integrandoli nell'ambientazione.
  2. I personaggi appaiono inizialmente come stereotipi tipici dei prodotti mediali degli anni '80 e acquistano spessore con l'avanzare delle puntate. Il bulletto non è un bulletto, la secchiona non è una secchiona, gli sfigatelli non sono sfigatelli, i pazzi non sono pazzi.
  3. Non tutti i personaggi principali devono piacerti, tutt'altro. Nancy, la sorella maggiore del protagonista, sembra costruita appositamente per toglierti dei gran ceffoni dalle mani.
  4. La colonna sonora che comprende The Clash e The Smiths.
  5. Il racconto non si esaurisce nella missione da compiere e nello svelamento del mistero. Le vite dei personaggi sono importanti, le questioni pratiche superabili ma contemplate come problemi.
  6. Il professore di scienze che funge da Google – e un po' deus ex machina, ma ce lo facciamo andare bene.
  7. Joyce Byers, interpretata da Winona Ryder.
  8. I rapporti tra i personaggi che non sono mai in secondo piano.
  9. Il finale, secondo me perfetto sotto ogni punto di vista. Né troppo tragico, né troppo piacione, con quell'ultimo tocco che è sia plausibile conclusione che omaggio ai cliché degli horror anni '80. If you know what I mean.

Stranger Things è da guardare. Ma è probabile che questo post arrivi con inusitato ritardo.